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Un Mito...
the Drake
Tra noi per sempre



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Bressanone - maggio


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Costruzione teleferica.


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Spaccio Truppa.


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Accampamento.


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Verso la cima.


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Si canta.


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Buona notte nonnino.


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Bagordi.


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L'ultimo treno.


Suoni di caserma
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sveglia.jpgsveglia           
giorno.jpgAdunata         
giorno.jpgAlzabandiera  
rancio.jpgRancio           
giorno.jpgAdunata puniti
giorno.jpgPicchetto       
giorno.jpgLibera uscita  
notte.jpgRitirata         
notte.jpgContrappello  
notte.jpgSilenzio         





Alza il volume,clikka
la freccina al centro...

é L'ALBA!


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L'arrivo alla Vodice del secondo scaglione 79 (il mio) non fu proprio una giornata da ricordare. Partimmo da Merano in un freddo giorno agli inizi di marzo nel cassone di un vecchio e fumoso CM, giunti a Bressanone si apri la sbarra di via Dante, il ghigno del piantone che la richiudeva al nostro passaggio non prometteva niente di buono.
Scaricati in mezzo al piazzale, la caserma era deserta, notai solo alcuni personaggi che a torso nudo affacciati alle finestre del secondo piano assistevano divertiti, con gli zaini e le pesanti borsavaligia ci accomodammo nell'atrio in attesa dell'ufficiale di pichetto. Dalle scale arrivò uno scalpitio di scarponi, scesero di corsa due elementi con le tute sgualcite, la stupida strapiegata e lurida (puzzavano pure) e si misero a rovistare tra i nostri bagagli urlando e imprecando Dov'è!! dov'e !!..dove l'avete nascosto .. tiratelo fuori ... Ma che cazzo volete? .... Il congedo .. dov'è il nostro congedo.. e giu risate.
Per tradizione eravamo noi a dover portare il congedo ai nonni del terzo scaglione 78. Seguì poi la visita medica (falsa) da dove uscimmo tutti riformati pronti per il congedo anticipato. Anche la notte non fu delle migliori; un'imboscato ubriaco ci buttò dal letto, con il rituale sbrandamento, e minacciando gavettoni e altri castighi ci fece marciare in mutande per il corridoio, fu fermato da altri anziani i quali ci rassicurarono dicendo che questo non era ancora congedante, i veri "nonni" erano al campo invernale e sarebbero tornati entro la settimana ...ottima notizia, il bello doveva ancora arrivare. Per nostra fortuna dopo qualche giorno il trasferimento a Bolzano, per il corso da pioniere, ci salvò da ulteriori seccature.

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A veri e propri atti di nonnismo alla vodice io non ho mai assistito si trattava più che altro di goliardiche serate a cui le matte(cosi erano chiamate le reclute) erano "caldamente" invitate a partecipare. Gli scherzi più in uso erano;
Yukebox - Consisteva nel chiudere qualcuno in un armadietto, dalle fessure in alto si inserivano le 100 lire e chi era all'interno cantava la hit del momento.
La moto - Era una corsa a due con tanto di eliminatorie, semifinali e finali, I partecipanti, in mutande a cavallo di una scopa, con ai piedi gli scarponi, in testa il casco in pelle nera da motociclista e relativi occhialoni, percorrevano i corridoi delle camerate rombando a squarciagola. Ai vincitori premi in sigarette e vino.
Il cù-cù - la matta saliva su un armadietto e accovacciato con l'elmetto in testa recitava: cù! cù!.. cù! cù!...cù! cù! buonanotte nonnino il congedo è vicino, per tè è finita per mè cè una vita....
A volte qualcuno si risvegliava al mattino nei bagni o nei corridoi dove erano stati portati nel sonno facendo scivolare la branda sù quattro saponette.
La notte, ogni tanto, volava un gavettone, di solito si trattava di questioni personali. Raramente servivano per riportare in riga qualcuno che cercava di fare il furbo. In quanto a gavettoni si narrava di un grande secchio, nascosto in chissà quale magazzino, dove tutti andavano a pisciarci dentro, era li da anni perche non era mai servito però ..non si sa mai...

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La vita da "peones" non era per nulla noiosa. Squadre di genieri e operatori con i loro mezzi erano quasi sempre impegnati nelle zone di competenza della Brigata in lavori di costruzione e mantenimento di strade, rifugi e fortificazioni. Nel periodo estivo si facevano due escursioni settimanali per esercitarsi al montaggio di passerelle, ponti o teleferiche.
Si era spesso a Salorno, al Centro Addestramento del Genio Alpino, a sparare e armeggiare con bombe a mano, micce, tritolo e mine.
Durante i campi estivi o invernali nelle lunghe marcie con il sole,la pioggia, la neve, le piaghe ai piedi, lo zaino che spaccava i fianchi,soffocando le lacrime con le bestemmie si capiva che quel buffo cappello, consegnatoci al car come un semplice copricapo, significava molto di più e le nostre fatiche erano una goccia nel mare delle sofferenze di tutti quelli che nel corso della storia, ornati di questo strano cappello, hanno affrontato lunghe marcie e sanguinose battaglie fino al sacrificio estremo.
Ci si sentiva sempre più fieri di essere Alpini, portando con orgoglio il nostro cappello.

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Queste sono due delle canzoni che si cantavano con il "cuore" riuniti nella tenda comando durante i campi o negli accampamenti di lavoro spersi nelle Dolomiti. In una di queste notti, quando il GA Pallaoro di Trento cantò in assolo il Signore delle cime, cè chi giura di aver visto le lacrime rigare il volto del duro maresciallo Peres.
Signore delle cime

Dio del cielo
Signore delle cime
un nostro amico
hai chiesto alla montagna
Ma ti preghiamo
su nel paradiso
lascialo andare
per le Tue montagne
Santa Maria
signora della neve
copri col bianco
soffice mantello
il nostro amico
il nostro fratello
Su nel paradiso
lascialo andare
per le Tue montagne


Era una notte che pioveva

Era una notte che pioveva
e che tirava un forte vento;
immaginatevi che grande tormento
per un alpino che sta a vegliar

A mezzanotte arriva il cambio,
accompagnato dal capoposto
"Oh, sentinella, torna al tuo posto
sotto la tenda a riposar!"

Quando fui stato ne la mia tenda
sentii un rumore giù per la valle,
sentivo l'acqua giù per le spalle,
sentivo i sassi a rotolar.

Mentre dormivo ne la mia tenda
sognavo d'esser con la mia bella
e invece ero di sentinella
fare la guardia allo stranier...

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Queste altre canzoni al contrario si cantavano con il bicchiere in mano, generalmente era lo spaccio la sede dei festeggiamenti per chi doveva lasciare la compagnia e diventare "borghese", i congedanti passavano la stecca ai nonni e fra vino, birra, urla e cante dal juke box partiva per l'ennesima volta il silenzio fuori ordinanza di Nini Rosso, tutti i presenti dovevano stare sull'attenti immobili e in silenzio per la durata del disco che terminava con un fine urlato con tutto il fiato che si aveva.
Cara burbetta

Cara burbetta
dimmi una cosa!
Cosa facevi
tre mesi fa!?
Andavi a spasso
con la morosa
e non pensavi
a fare il soldà!
Fare il soldato
alla genio pionieri
mille mestieri
ci tocca far
campi minati
reticolati,
terremotati
da riparar.
E con la miccia
e con il tritolo,
prendi lo scolo
senza ch.....
senza ch.....e
non si può stare
dalla morosa
voglio tornar
dalla morosa
o dall'amante
sotto le piante
a fare l'amor
sotto le piante
sopra il trifoglio
ben che ti voglio
nessun lo sà
nessun lo sà
nessun lo può dire
meglio morire
che restar quà.








Carta, penna e calamaio

Con carta penna e calamaio
si fa
con carta penna e calamaio
si fa
con carta penna e calamaio
si fa il congedo
La pelle delle mie ossa
sarà
la pelle delle mie ossa
sarà
la pelle delle mie ossa
sarà la carta.
La punta del mio cuore
sarà
la punta del mio cuore
sarà
la punta del mio cuore
sarà la penna
Il sangue delle mie vene
sarà
il sangue delle mie vene
sarà
il sangue delle mie vene
sarà l'inchiostro.
Ti scrivero una letterina
perche
Ti scrivero una letterina
perche
Ti scrivero una letterina
perche ti amo
e quando tu la leggerai
sarà
e quando tu la leggerai
sarà
e quando tu la leggerai
sarà finita
e quando noi la leggeremo
sarem
e quando noi la leggeremo
sarem
e quando noi la leggeremo
sarem borghesi.



ALLARMI
ALLARMI
ALLARMI SIAM BORGHESI
SON GIORNI E NON SON MESI !!
E non si sente più la ritirata,
nemmeno il contrappello e l'adunata,
e non si mangia più nella gavetta,
perchè l'abbiam lasciata alla burbetta.
Burbetta sparati se hai tre mesi,
noi siam borghesi e a casa si và.
Casa si và e non si torna più,
mi scopo la ragazza che hai lasciato tu
e con le gambe in su e con le gambe giù,
alla caserma Vodice non torno più !!!!



la stecca

E cosi fra licenze, permessi, permessini, imboscamenti, campi, marcie, guardie, scoppiamenti, arrabiature e sbronze colossali, contando i giorni uno ad uno, giunge l'Alba di quella notte lunga un anno, il "Secondo 79" ha dato. Passando per l'ultima volta sotto la sbarra di via Dante, nell'euforia generale si leggeva nei nostri occhi una punta di tristezza, stavamo lasciando quella che per un pò era stata la nostra casa.
Negli anni piu belli i giorni piu tristi.
Avevo 19 anni, ne avrò 21, 20 non li ho mai avuti.
Erano le scritte sulle penne dei congedanti, ma pensando oggi, niente di quel breve ma intenso periodo passato alla Vodice è andato perduto, un anno di naja non avra fatto di noi proprio dei veri uomini ma sicuramente ci ha insegnato che amicizia, onore, onestà, rispetto e senso del dovere, erano e sono Valori indispensabili per continuare sulla lunga strada della nostra vita.


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genio tridentina




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